"La Natura siede qui solitaria e minacciosa, e caccia da questo suo regno tutti i viventi".
La lettera da Ventimiglia, è tratta da "Le ultime lettere di Jacopo Ortis", il romanzo epistolare scritto da Ugo Foscolo e pubblicato in prima edizione nel 1802.
La missiva è un testo molto importante, che contiene i temi fondamentali della riflessione foscoliana.
Inizia con una descrizione paesaggistica che appare molto diversa dalle atmosfere arcadiche e idilliche caratteristiche della letteratura settecentesca. Foscolo qui non ci mostra boschi ombrosi e prati verdi, limpidi ruscelli e cespugli odorosi. Il paesaggio rispecchia invece i sentimenti del protagonista, quel giovane Jacopo che, col cuore spezzato e l'animo in rivolta si allontana dalla sua patria.
Ho vagato per queste montagne. Non v’è albero, non tugurio, non erba. Tutto bronchi; aspri e lividi macigni; e qua e là molte croci che segnano il sito de’ viandanti assassinati. Là giù il Roia, un torrente che quando si disfanno i ghiacci precipita dalle viscere delle Alpi, e per gran tratto ha spaccato in due questa immensa montagna. V’è un ponte presso la marina che ricongiunge il sentiero. Mi sono fermato su quel ponte, e ho spinto gli occhi sin dove può giungere la vista; e percorrendo due argini di altissime rupi e di burroni cavernosi, appena si vedono imposte sulle cervici dell’Alpi altre Alpi di neve che s’immergono nel Cielo e tutto biancheggia e si confonde da quelle spalancate Alpi cala e passeggia ondeggiando la tramontana, e per quelle fauci invade il Mediterraneo. La Natura siede qui solitaria e minacciosa, e caccia da questo suo regno tutti i viventi.
Lettera da Ventimiglia, da Le ultime lettere di Jacopo Ortis, 1802
Ugo Foscolo, nato a Zante nel 1778, morto a Londra nel 1827.