"Non riesco a cogliere il tono di questo paese..." scriveva a un amico.
Lavoro come un forsennato su sei tele al giorno. Faccio molta fatica, poiché non riesco ancora a cogliere il tono di questo paese; a volte sono spaventato dai colori che devo adoperare, ho paura di essere terribile, eppure sono ancora ben al disotto; è atroce la luce. (Bordighera, 29 gennaio 1884).Così scriveva Claude Monet (Parigi, 1840 – Giverny, 1926) ad Alice Hoschedé, che era divenuta la sua seconda moglie dopo la scomparsa prematura di Camille, avvenuta a soli trentatré anni, nel 1879.
Il duro lavoro, però, ottenne presto i suoi frutti, tanto che già pochi giorni dopo, il 3 febbraio 1884, Claude prese di nuovo carta e penna e raccontò alla sua amata Alice:
Adesso sento bene il paese, oso mettere i toni terra e rosa e blu; è magia, è delizioso, e spero che vi piacerà .
Circa un mese dopo, il 5 marzo 1884, rinnovata la propria tavolozza, le scrisse:
Ora dipingo con colori italiani che ho dovuto far venire da TorinoI risultati pittorici del suo amore verso questi luoghi, sono ben noti a tutti.