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Buona la prima! Il teatro romano riapre dopo 2mila anni e fa il pienone.

L'Aulularia di Plauto, nell'allestimento di Lunaria Teatro, ha inaugurato ieri sera a Ventimiglia il bimillenario teatro appena restaurato.


   Testo e foto di Enzo Iorio   

Negli anni scorsi si erano già svolti alcuni eventi (spettacoli, concerti, conferenze) nel teatro romano di Ventimiglia, ma quello di ieri sera, giunto al termine di un importante restauro, può essere considerato davvero un nuovo inizio e così è stato infatti interpretato dai tanti cittadini e turisti convenuti per l'occasione. Cuscini al seguito, gli spettatori hanno iniziato ad affluire appena dopo il tramonto e hanno preso posto ordinatamente sugli spalti in marmo bianco della Turbie proprio come avveniva duemila anni fa.

Alle 21.15, dopo un breve saluto da parte dei rappresentanti delle Istituzioni che hanno curato il restauro, è iniziato lo spettacolo che, brillante idea degli organizzatori, è una delle più classiche commedie latine: l'Aulularia di Plauto, nella riduzione di Mario Marchi per la regia di Daniela Ardini, portata in scena dalla compagnia genovese Lunaria Teatro.

La storia è quella del vecchio Euclione che, scoperta nel suo focolare una pentola d'oro nascosta dal nonno, vive nel costante terrore che gli venga sottratta, dando così vita alla più classica commedia degli equivoci. 

A parte qualche bizzarra licenza creativa nelle scelte musicali (canzonette del Ventennio parodiate in salsa plautina!) e alcuni (volutamente) anacronistici costumi di scena, il motore narrativo congegnato da Tito Maccio Plauto nel III/II secolo a.C. gira molto bene ancora oggi, e riscuote le risa e gli applausi del pubblico. Merito delle frizzanti interpretazioni di Vittorio Ristagno, Andrea Benfante, Paolo Drago, Francesco Patané e Arianna Comes, affiatati e ben diretti.

Molto apprezzata la soluzione adottata da Mario Marchi per il finale (notoriamente mancante nell'originale di Plauto): a dirimere la vexata quaestio relativa alla destinazione del tesoro conteso, viene chiamata in scena la dea Pomona che nella migliore tradizione del Deus ex Machina, sceglie con saggezza e giustizia a chi attribuire la fatidica aulula, la pentola d'oro. E il pubblico approva!

A riflettori spenti, osservando gli spalti ormai vuoti di questo gioiello architettonico che troneggia alla foce del Nervia da ormai una ventina di secoli, e la cui platea, restaurata, non ci appare più come un sorriso sdentato, viene da pensare che è esso stesso una pentola d'oro che la Storia ha consegnato alla città di Ventimiglia, con l'auspicio che i cittadini di oggi sapranno apprezzarla e curarla come già fecero gli Intemeli di duemila anni fa.











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Pubblicato da Enzo Iorio:

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