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Bordighera, Ospedaletti, Ventimiglia e Sanremo: poker di casinò nella Riviera di Ponente!

Quattro casinò in un tratto di costa lungo una ventina di chilometri. Il racconto di Nico Martinetto.



Quella di Sanremo è l'unica sopravvissuta, ma c'è stato un tempo in cui le case da gioco nella Riviera di Ponente erano ben quattro e attiravano giocatori e viveurs da mezza Europa. Se volete saperne un po' di più, vi suggerisco di leggere questo bel post di Nico Martinetto, giovane appassionato di storia locale.


Poker di casinò nella Riviera di Ponente...

di Nico Martinetto

Prima del casino di Sanremo, divenuta nel 1925 unica casa da gioco autorizzata ad esercitare dal governo Mussolini, si contavano altre tre case da gioco presenti nelle maggiori città dell’estremo ponente ligure. Come per la città dei fiori, anche Ventimiglia, Bordighera e Ospedaletti erano dotate dei loro casinò per intrattenere i ricchi di mezza Europa che trascorrevano i lunghi inverni sulla nostra costa.


Il primo casinò

Il primo ad aprire i battenti e a restare in funzione dal 1884 al 1925 (la licenza ufficiale venne rilasciata nel 1914 dal Sotto Prefetto di Sanremo) fu Villa Sultana a Ospedaletti, che vanta inoltre anche il titolo di primo casinò d' Italia. Venne progettata e costruita dall’architetto Sebastien Marcel Biasini di Nizza, insieme ai signori Jeausoulin di Mentone e Bonfante di Sanremo. L’impresa appaltatrice dei lavori fu la Marmaglia di Torino, le decorazioni vennero affidate al pittore Morgari che era ispettore del museo di belle arti di Torino, mentre gli arredi, infissi e attrezzature furono forniti dai signori Pavesi, Crespi, Meroni e Fossati. 
Villa Sultana era circondata da un rigoglioso parco esteso per un ettaro e mezzo e al suo interno era tutto piantumato a palme, tropicali, alto fusto, con aiuole e bordure di fioriture ed essenze. Situata a poche centinaia di metri dal mare, divenne da subito una struttura rinomata e preferita da una clientela d’élite, frequentata da teste coronate e innumerevoli membri dell'aristocrazia europea e dalla “crema” culturale mondiale. 



Come per Ospedaletti, anche Bordighera era ormai assai nota in tutta Europa. Tale fama portò molti investitori stranieri a creare strutture ricettive di lusso nella città delle palme. Anche a Bordighera, su iniziativa di un cittadino francese e con fondi forniti da un gruppo di cittadini che si costituirono in società, si propose la costruzione di un casinò sulla punta di Sant’Ampelio. I lavori iniziarono nel 1910 e già dal 1911 la casa da gioco era pronta e frequentata da ricchi nobili e imprenditori. Lo scoppio della prima guerra mondiale fu molto negativo per l’agiata vita economica di Bordighera che a causa del conflitto vide il blocco delle presenze turistiche. Su ordine del governo la maggior parte degli alberghi e il Casinò vennero adibiti ad ospedali militari. Riaperto al termine della guerra con la decisione presa dal fascismo nel 1923 di stringere sul gioco d’azzardo venne chiuso come quello di Ospedaletti in favore di Sanremo.


Il casinò dei Balzi Rossi

Praticamente nato e costruito come quello di Bordighera da una società londinese affascinata dal sito dei Balzi Rossi, ultimo lembo d’Italia, ma effettivamente raggiungibile solo dalla Francia, dove era ed è tuttora presente un Museo Paleolitico che era meta di migliaia di visitatori ogni anno, attirati dalla visita alle grotte, venne inaugurato nel febbraio del 1911 il casinò “des rochers Rouges”, situato nel comune di Ventimiglia. Sul luogo prescelto per inaugurare la casa da gioco esisteva, dalla fine dell’800, un avviato ristorante e non mancavano i mezzi di comunicazione con la Francia (era anzi impossibile, per i mezzi di allora, raggiungere il sito via terra dal lato italiano se non con muli o via mare) mentre dal lato transalpino si accedeva al casino da ponte San Lodovico a mezzo si un tram way o con apposito servizio navetta da e per la stazione di Mentone. 



A queste si aggiunse anche un avveniristico ascensore in ferro che dall’hotel MIRAMAR, completamente a sbalzo con vista sulle grotte e la costa Azzurra. Da allora fu quindi possibile raggiungere i Balzi Rossi senza dover espatriare perché lo stesso era situato poco prima della frontiera di Ponte San Luigi, proprio di fronte alla villa di Voronoff
Venne quindi l’epoca della Roulette, dello Chemin de fer e di Baccarat che diedero il via al brivido dei tavoli da gioco sotto casa, senza bisogno di trasferirsi all’estero! Considerata una beffa per le vicine strutture di Mentone e soprattutto per quello di Montecarlo, il Casinò ventimigliese richiamava all’epoca una vasta clientela e per questo non mancarono le critiche tutt'altro che disinteressate della stampa francese. 
La sua posizione a picco sulla scogliera con un’unica via d’accesso, fecero del Casinò dei Balzi Rossi un mondo dorato estraneo alla realtà locale e d’altronde non poteva essere diversamente poiché l’ambiente era quello del lusso internazionale, fatto di un “liberty” di velluti e broccati con una cucina già allora ricercata che serviva “coquillage” e aragoste, il tutto innaffiato da Champagne, mentre attorno erano solo oliveti dei contadini e reti di pescatori. Molti di entrambe le categorie arrotondavano facendo i passeur di italiani diretti in Francia, gli emigranti del tempo. 
Si partiva a piedi, tra costoni pericolosi attraverso il tristemente noto “passo della morte”, con poca roba in spalla e il miraggio di un lavoro oltre confine. Dall’apertura e nei successivi 11 anni, dato il divieto del gioco della Roulette nei casinò d’oltralpe, i Balzi Rossi prosperarono attirando un gran numero di appassionati, che li favorirono quale meta alla vicina Costa Azzurra. 

Il ruolo della "mafia dei casinò"

A causa di ciò, la "mafia" dei casinò della Coté, non indifferente al fatto di vedersi sottrarre importanti fonti di guadagno, non tardò molto a intervenire. 
Si verificarono una serie impressionante di frane, provocate da veri e propri attentati alla strada di collegamento con Mentone, che indussero gli inglesi a ritirare la roulette. Inoltre, da lì a pochi anni, il governo italiano decideva di annullare le licenze delle case da gioco di Ventimiglia, Bordighera ed Ospedaletti, a favore di un'unica casa da gioco, il Casinò di San Remo, che era stato aperto nel 1905. Proprio per questo motivo, della casa matuziana, non vi parlerò… Al suo posto vi allego quanto riportava una guida francese datata 1911, circa la zona dei Balzi Rossi e Garavano:



La guida francese raccontava che...

LA BAIE EST DE MENTON
Garavan
La baie de Garavan est le point le plus abrité de Menton en raison du voisinage immédial des montagnes dont la base part du rivage même. En débouchant de la plac ( du Cap, on arrive sur le quai Bonaparte, qui passe sous l'amoncellement des maisons de la vieille ville et conduit à un square des plus coquets auquel on a donné le nom de «Victoria» en souvenir du séjour à Gara van de sa gracieuse et regrettée Majesté la Reine d'Angleterre. La promenade se poursuit par le quai de Garavan bordé lace à la mer de riches et coquettes villas, de grands hôtels et d'une église anglaise qui émergent d'un fond de verdure formé de palmiers, de citronniers et d'oliviers. A l'extrémité du quai, point terminus de la ligne de tramways, se trouve la fontaine Hanbury, due à la générosité du riche hivernant dont elle porte le nom. A cet endroit la route se bifurque, la partie qui suit le littoral conduit en dix minutes de promenade à pied aux “Baousse Rousse” (Rochers rouges) après avoir franchi la frontière que signalent seulement sur ce point les deux petites guérites distantes de quelques mètres et servant de poste abri aux douaniers français et italiens. 



Les Rochers Rouges. 
Bien qu'en territoire italien, mais en raison de leur proximité, les Rochers rouges sont considérés comme taisant partie de Menton. La visite des cinq cavernes est très intéressante. Des fouilles pratiquées firent découvrir une quantité de silex façonnés parla main de l' homme et la découverte par M. Rivière en 1872 du célèbre squelette entier du troglodyte qui fui envoyé su M isée de St-Germain, démontre l'existence dans ces arages de peuplades antédiluviennes. Les recherches Faites par la suite ont amené de nouvelles découvertes el permettenl d'étaler aux yeux des visiteurs des squelettes humains, des ossements de mammouths, des dents d'animaux, des armes en silex, des ornements faits de coquillages qui offrent un réel intérêt au point de vue archéologique. 
Le Pont Saint-Louis. 
En revenant à la fontaine » Hanbury » point de bifurcation de la route, la partie qui monte conduit à la frontière où le pont St-Louis donne accès de France en Italie. Cet ouvrage est construit à 60 mètres de hauteur au dessus du ravin qui forme la limite naturelle des deux nations latines. A cet endroit, la montagne est entaillée par une gorge étroite qui se profile du sommet à la mer, encastrée dans des rochers aux découpures bizarres, aux parois escarpées, percées de grottes au sombre orifice, aux pics gigantesques, parés de ci de là de plantes sauvages, et cet ensemble offre un aspect effrayant vertigineux et grandiose. 



Le Boulevard de Garavan. 
En revenant du Pont St-Louis et avant d'arriver au passage à niveau du chemin de fer, on trouve sur la droite le boulevard de Garavan, large et belle voie serpentant à mi-côte le flanc de la colline qui domine la baie Est. L'ouverture de ce boulevard esl une des principales œuvres d'embellissement de Menton, Déjà parsemé de riches villas qui émergent des touffes d'arbres entourées d'élégants jardins, c'esl un des quartier aristocratiques de la Ville et une des promenades préférées de la colonie étrangère. Dominant les grands bois d'oliviers du Pian et la vieille ville, la vue s'étend sur la mer jusqu'à la pointe de Bordighera, et le touriste contemplant ce panorama féerique sous les chauds rayons du soleil, à l'abri de tous les vents, sans être incommodé par une circulation intense d'automobiles et de voitures, arrive, comme dans un rêve au sommet, d'où il découvre tout à coup la baie Ouest et le Cap-Martin. La route passe devant le cimetière du Châteaux et se dirigeant vers le Nord, va rejoindre, par une pente assez accentuée la route de Castellar. En tournant au Sud on arrive sur la petite place où s'élève la chapelle des Pénitents noirs, et de là dans la Rue de la République. On est dans la baie Ouest, dans la coquette et élégante ville neuve.

Nico Martinetto
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Pubblicato da Enzo Iorio:
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